Ipertensione e scompenso
In uno studio retrospettivo condotto su più di 300.000 pazienti con diabete di tipo 2 statunitensi ed europei, i soggetti che hanno ricevuto una prescrizione di SGLT-2 inibitori come canagliflozin, dapagliflozin o empagliflozin sono andati incontro ad un minor tasso di ricoveri per insufficienza cardiaca e di mortalità complessiva nell’arco di 4 anni rispetto a coloro a cui sono stati prescritti altri farmaci ipoglicemizzanti.
Secondo Mikhail Kosibrood dell’università del Missouri, autore dello studio, questi dati, raccolti da pazienti che essenzialmente non presentavano patologie cardiovascolari, sono rimarchevolmente simili a quelli riscontrati nello studio EMPA-REG-OUTCOME su pazienti con malattie cardiovascolari conclamate, e quindi i benefici degli SGLT-2 inibitori sembrano estendersi anche ai pazienti a basso rischio del mondo reale.
Sembrerebbe peraltro trattarsi di un effetto correlato alla classe farmacologica stessa, dato che non è stata osservata alcuna eterogeneità significativa fra le varie nazioni, nonostante le variazioni geografiche nell’impiego di specifici farmaci di questa classe, con una predominanza della canagliflozin negli USA e della dapagliflozin in Europa.
Questa costanza internazionale supporta i potenziali benefici dei farmaci considerati: è necessario verificare se ulteriori studi randomizzari replicheranno questi risultati, ma secondo gli esperti è confortante osservare finalmente farmaci in grado di aiutare i pazienti con insufficienza cardiaca anziché semplicemente danneggiarli.
Il presente studio era comunque di natura osservazionale, e gli studi VANVAS e DECLARE-TIMI58 che seguiranno saranno invece randomizzati. (American College of Cardiology (ACC) 2017 Scientific Sessions; March 18, 2017; Abstract 415-14 e 911-12)