Disturbi dell'umore
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) mantiene ancora la base di evidenze più solida per il trattamento del disordine ossessivo-compulsivo (OCD), e secondo gli psichiatri le evidenze in accumulo a favore della sua diffusione mediante piattaforme online ed in gruppi rappresenta un grande progresso.
Secondo Carol Matthews dell’università di Gainesville, autrice della revisione di 27 studi, l’OCD porta a deficit significativi, e presenta una prevalenza vitalizia dell’1-3%, ma nonostante il suo elevato carico neuropsichiatrico essa passa spesso inosservata in medicina di base e, spesso, viene sottotrattata o non viene trattata affatto. I sintomi della malattia sono spesso interiori e non visibili per un osservatore esterno. Ad esempio, le ossessioni, che sono una caratteristica chiave dell’OCD, sono essenzialmente pensieri e paure e, pertanto, a meno che non vengano rivelate volontariamente dal paziente esse passerebbero inosservate.
Le compulsioni, inusitate o gravi che siano, possono essere semplici da identificare, ma possono anche risultare nascoste oppure assumere l’aspetto di fobie o eccentricità, ed inoltre molte persone con OCD sono portate ad evitare le situazioni che scatenano i sintomi, ed anche questo comportamento è difficile da riconoscere per quello che è realmente.
Secondo i ricercatori, è opportuno parlare ai pazienti di OCD e sintomi d’ansia, dato che il paziente spesso non ne parla con il medico a meno di domande dirette, e si tratta comunque di condizioni altamente trattabili. Per quanto le tecniche di neuromodulazioe non chirurgica, come la terapia elettroconvulsivante e la TMS, siano state investigate nel trattamento dell’OCD, e si siano rivelate entrambe utili nel trattamento dei disturbi dell’umore, le attuali evidenze sono troppo limitate per commentare significativamente la loro efficacia in questo contesto.
Sono invece in aumento le evidenze a supporto della CBT online, che porta ad una significativa riduzione dei sintomi dell’OCD se condotta da terapisti professionali. Le evidenze continuano a supportare anche l’impiego degli SSRI come terapia farmacologica di prima linea, e si tratta degli unici farmaci dall’efficacia documentata in questo contesto, risultando peraltro in genere ben tollerati.
I risultati della revisione sono in linea con le attuali linee guida per l’OCD dell’APA, sia per quanto riguarda le tecniche diagnostiche e di screening che per gli approcci farmacologici e comportamentali di prima linea, nonché per la natura esplorativa dei nuovi agenti farmacologici e delle modalità di neuromodulazione. (JAMA online 2017, pubblicato il 4/4)