INTOLLERANZE ALIMENTARI
Un certo cibo può farvi male senza che voi lo sappiate. Molte persone non sono malate in modo specifico, ma soffrono di persistenti disagi e disturbi di cui non riescono a venire a capo. Ebbene, molti di voi possono in realtà soffrire di una intolleranza alimentare, cioè essere intolleranti ad uno o più di quei cibi che quotidianamente trovano a tavola. Tali persone solitamente accusano questi disturbi per anni e anni, provando ogni tipo di cura senza poter accorgersi che tutto può dipendere da un certo alimento mal accetto dal loro organismo. Stanchezza cronica, cefalea, asma, dermatiti... Possono essere tutti sintomi di una intolleranza alimentare, vale a dire reazioni dell’organismo ad alimenti presenti normalmente nella dieta: cibi comuni, insospettabili, ma che costituiscono uno stimolo tossico capace di dare luogo a vari e numerosi disturbi. Praticamente qualunque organo o sistema può essere interessato: cefalee, emicranie, nevralgie, allergie, asma, rinite, eczemi, dermatiti, orticaria, psoriasi, acne, sovrappeso, obesità, cellulite, coliti, colon irritabile, meteorismo, costipazione, diarrea, dismetabolismi, diabete, ipotiroidismo, ipertiroidismo, micosi, candida, dismenorree, disturbi del ciclo, perdite vaginali, artrite reumatoide, artriti, aritmie cardiache, palpitazioni, ipertensione, disturbi del comportamento, dell’attenzione, astenia cronica, depressione, labilità d’umore, vertigini, insonnia, agitazione notturna. La lista è in realtà più lunga, poichè nessun organo è immune dai danni provocati da una ipersensibilità di questo tipo. D’altra parte non è facile scoprire l’alimento tramite il comune buon senso (per esempio: “appena mangio questo sto male”) perchè l’effetto dell’intolleranza non è immediato (come lo è invece per le allergie), si cumula nel tempo, e non è facilmente ricollegabile al cibo che la determina. Quindi la correlazione fra alimento, sospetto e disturbo non è così evidente come nelle allergie, ma è subdola e difficilmente identificabile, se non con particolari metodiche di indagine.
Risposta: dato che le intolleranze sono incapacità del digerente a degradare e smaltire parti o in toto il cibo assunto abitualmente, 16 anni fa mi venne in mente che se io riprogrammavo gli apparati, il problema non poteva più sussistere e così feci. Inserendo nel mio metodo dei prodotti specifici per ciascun biotipo, capaci di rigenerare l’apparato digerente, il risultato fu tangibile e difatti i cibi a cui le persone erano intolleranti rapidamente non provocavano più alcun effetto nocivo e non solo vi era il ripristino dello stato di benessere in cui i sintomi facevano riferimento. Consigliai questa metodica a bambini, adulti ed anziani con gli stessi buoni risultati e così facendo, rilevai pure che stanchezza, rossori, gonfiori, dolori sparivano con l’uso dei miei integratori. A questo punto ritengo che interrompere il cibo a cui si è intolleranti per tre mesi senza rigenerare lo scompenso organico di provenienza, sia un approccio al problema alquanto parziale. Questo vale nella maggioranza delle persone trattate; pure io mi lascio sopraffare dalle tecniche odierne che vedono i test di intolleranza come via semplicistica ai problemi di fondo, e così ogni tanto li invito a sottoporsi alla rilevazione delle intolleranze prima del consiglio mirato.