EPILESSIA

L’epilessia è una malattia o, meglio ancora, una sindrome patologica. Questo è il primo dato importante da sottolineare. Infatti, per moltissimo tempo si associava la crisi epilettica a qualcosa di demoniaco, di inspiegabile e soprattutto era considerata un fenomeno da nascondere. L’epilessia è caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche, dovute ad una iperattività delle cellule nervose cerebrali (i cosiddetti “neuroni”). Si verifica infatti, paradossalmente, un eccesso di funzione del sistema nervoso: alcune cellule del cervello incominciano a lavorare ad un ritmo molto superiore al normale, producendo la cosiddetta scarica epilettica (che si registra con l’elettroencefalogramma) e la crisi epilettica (che si riconosce dal resoconto o con l’osservazione del paziente).12 Esistono due tipi di epilessia. Nel primo (epilessie primarie o idiopatiche) la tendenza a provocare le crisi è costituzionale; questi pazienti non presentano alcuna lesione cerebrale e sono dal punto di vista neurologico del tutto normali, a parte questa singolare caratteristica. Nel secondo (epilessie secondarie o sintomatiche), che comprende la maggioranza dei pazienti, l’epilessia si sviluppa in seguito ad una lesione cerebrale. Si va da disturbi dell’ossigenazione cerebrale al momento della nascita (evento molto frequente), a malformazioni della corteccia cerebrale fino a tutte le patologie acquisite del cervello, come infezioni, traumi, tumori, disturbi circolatori. Ogni evento morboso che lede la corteccia cerebrale può infatti dare origine, nel corso degli anni, a un focolaio responsabile dell’epilessia.13 Questi pazienti presentano talora altri segni neurologici quali disturbi motori, ritardi di sviluppo, deficit attentivi. In un buon numero di casi non si riesce a trovare la causa, e l’epilessia viene definita criptogenetica. Per la diagnosi di epilessia è necessaria un’accurata valutazione dei sintomi e della storia clinica, che deve possibilmente comprendere anche le osservazioni dettagliate da parte di terzi, in quanto l’alterazione o la perdita di coscienza spesso precludono una descrizione dei sintomi da parte del paziente stesso. L’elettroencefalogramma (EEG) rileva l’attività elettrica del cervello ed è un’analisi fondamentale nella diagnosi dell’epilessia, perché le alterazioni elettriche, spesso molto indicative, possono essere presenti anche in assenza dei sintomi. Al di fuori delle crisi epilettiche, però, le alterazioni elettriche possono mancare, pertanto un EEG normale registrato al di fuori di una crisi non esclude la diagnosi di epilessia. Altri esami diagnostici includono la risonanza magnetica o TAC cerebrale ed esami di laboratorio, e sono indicati per accertare o escludere cause specifiche. In base alla sintomatologia clinica e al tracciato EEG delle crisi epilettiche si distinguono epilessie generalizzate (le scariche anomale iniziano contemporaneamente nei due emisferi cerebrali) ed epilessie parziali o focali (le scariche anomale iniziano in una determinata parte del cervello). Quando le scariche iniziano localmente per poi diffondersi a tutto il cervello si parla di epilessia secondariamente generalizzata. I più frequenti tipi di crisi epilettiche generalizzate e parziali sono: Crisi di tipo tonico-clonico (“grande male”): sono crisi generalizzate che possono avere sintomi premonitori (aura: irritabilità, ansia, cefalea) e iniziano con perdita della coscienza, deviazione degli occhi in alto per poi continuare con contrazioni muscolari generalizzate e simmetriche (fase tonica), che in seguito sono interrotte da brevi rilassamenti della muscolatura (fase clonica). L’alternanza tra contrazione e rilassamento dà il tipico aspetto di scosse muscolari ritmiche (‘convulsioni’), che verso la fine dell’attacco diminuiscono di frequenza. Le crisi durano in genere meno di un minuto e sono seguite da uno stato confusionale con stanchezza e dolore muscolare. Quest’ultimo è dovuto all’intensità delle contrazioni muscolari involontarie, che possono anche causare ferite (morso della lingua), traumi cranici o fratture ossee. Crisi di assenza (“piccolo male”): sono crisi generalizzate e brevi (meno di 10 secondi) che si manifestano tipicamente in età infantile e scolastica. Sono caratterizzate da un improvviso arresto motorio con uno stato di coscienza apparentemente conservato. Tuttavia, durante le crisi di assenza, il bambino non è in grado di rispondere e in seguito non ricorda l’episodio. Possono essere accompagnate da contrazioni ritmiche della muscolatura mimica o più raramente da altri fenomeni di tipo tonico o atonico.

 

Risposta: L’epilessia lo si sa viene anche scatenata per sintomi incessanti di rumori suoni,luci, stress i più diversi e continuati ma la gran parte deriva anche dall’attivazione genica che seppure silente per anni ora è qui con noi per il semplice fatto che ci siamo permessi il lusso di scomodarla e farla apparire. Anche se l’origine molto spesso è ignota, a causa della sua manifestazione violenta spaventerebbe chiunque e l’uso o l’abuso di barbiturici risulta essere, per ora, un valido strumento per tenerla un po’ sotto controllo è anche pur vero che possiamo ricreare quell’ambiente da cui la malattia era imprigionata e non poteva manifestarsi, o ritornando indietro ad uno stadio in cui l’organismo poteva combatterla come qualunque altro piccolo o grosso malore. E’ possibile far questo? Certamente. E a quanti hanno ricorso a me per togliere o ridurre la terapia accademica hanno avuto soddisfazione. Le crisi non possono avvenire se ci comportiamo bene e ancor più se non superiamo quella linea del non ritorno. Esistono comunque i campanelli di allarme insiti in noi e che ci molestano fino a che, inascoltati, non predispongono al fatto. La gran parte di queste persone rientrano nei biotipi BQ+B. che possono ottere risultati molte volte sorprendenti, se trattati bene.

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