BRONCOPOLMONITE VIRALE E BATTERICA

La definizione della British Thoracic Society : “malattia acuta con immagine radiologica di addensamento polmonare segmentario o multiplo, non preesistente, né riferibile ad altre cause note, che compare entro 72 ore dall’esordio clinico dei sintomi”, più semplicemente, il termine polmonite indica uno stato d’infiammazione acuta della parte del polmone destinata agli scambi respiratori, caratterizzata dalla presenza di liquido negli alveoli polmonari (piccole sacche alle terminazioni dei bronchioli), con conseguenti gravi difficoltà nella respirazione. Può interessare gli alveoli (polmonite alveolare) e/o il tessuto interstiziale (polmonite interstiziale); può coinvolgere un intero lobo (polmonite lobare) o solo una parte di un lobo polmonare (polmonite lobulare), oppure interessare gli alveoli contigui ai bronchi (broncopolmonite). In questi ultimi anni l’uso non sempre appropriato degli antibiotici nelle polmoniti ha portato a un preoccupante aumento dei batteri resistenti a uno o più di questi farmaci. Questo, nonostante i progressi in campo terapeutico, ha contribuito al persistere della malattia, che ogni anno in Europa colpisce da 4,7 a 11,6 persone ogni mille abitanti, vale a dire circa tre milioni di persone. A seconda della causa, esistono varie forme di polmonite: quella batterica, quella virale e le polmoniti da altri agenti eziologici. Nella pratica non è possibile tracciare una linea netta tra la diagnosi di broncopolmonite di origine batterica e quella di origine virale. Infatti i casi a eziologia non identificata si aggirano in media intorno al 50 per cento. Le più comuni polmoniti batteriche sono dovute all’infezione da Pneumococco, un batterio in grado di provocare delle infezioni invasive molto gravi. In genere, questo microrganismo raggiunge i polmoni attraverso il tratto respiratorio superiore per via inalatoria o per aspirazione, per poi localizzarsi sui bronchioli; qui si moltiplica, dando origine ad un processo infiammatorio che inizia negli spazi alveolari con l’essudazione di un liquido ricco di proteine, che diventa esso stesso un mezzo di diffusione dei microrganismi agli alveoli. Le polmoniti virali sono dovute a virus che possono causare infezioni del tratto respiratorio inferiore. I più comuni nella prima e nella seconda infanzia sono: il virus sinciziale respiratorio, l’adenovirus, il parainfluenzale, il virus dell’influenza A e B e, occasionalmente, il rinovirus e i coronavirus. Negli adulti sani, invece, i soli patogeni virali riscontrati di frequente sono quelli dell’influenza A e B. Il quadro clinico di un’infezione virale delle basse vie aeree include, generalmente, sintomi quali: mal di tesa, febbre, mialgie e tosse con espettorato mucopurulento.

 

Risposta: noto che spesso una broncopolmonite sia batterica che ancor più grave quella virale o non viene scoperta con le nuove diagnosi oppure viene trascurata.. oppure trattata con cambi di farmaci senza nulla conseguire. Infatti nel mio lungo percorso di terapeuta ho dovuto incontrare più volte questa difficile realtà e constatare che se il farmaco o le altre medicine non funzionavano voleva dire che il corpo era veramente incapace di darsi una risposta. Così notai che somministrando alcuni preparati riferiti alla tipologia estrema BQ+AQ la tosse secca convulsa e dolente passava in ventiquattrore , anche se presentava espettorati diversi tra sangue muco oppure semplicemente con presenza di vellicchio ossia di quel catarrino che non và né su né giù ma che si ferma a metà via tra la trachea e i bronchi oppure si riferisce in gola con quel continuo solletichio che ci dà fastidio e nervosismo.. Non oso dirlo ma vale anche per malattie simil tubercoliniche il cui stadio degenerativo complessivo risulta grave ma di natura non del tutto accertata.

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