PAPILLOMA VIRUS
L’ HPV (Human Papilloma Virus) è responsabile di varie lesioni, comunemente note sotto il nome di condilomi, che si possono riscontrare a livello dell’ apparato genitale inferiore (perineo, vulva, vagina e collo dell’ utero) femminile, nonchè a livello genitale maschile. L’ HPV si trasmette prevalentemente con l’ attività sessuale.Oggi si ritiene che l’ infezione da HPV sia una delle più comuni malattie sessualmente trasmesse. La sua massima incidenza si ha nelle persone di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Le manifestazioni dell’ HPV possono essere variabili a seconda dei distretti anatomici interessati. Le lesioni che si sviluppano a livello della cute perineale e perianale, e quelle che si sviluppano a carico di vulva e vagina sono visibili a occhio nudo (vengono pertanto definite lesioni condilomatose clinicamente evidenti) e vanno sotto il nome di condilomi, si tratta di piccole escrescenze, singole o raggruppate, pruriginose biancastre o rosa che si formano sulla superficie degli organi sessuali femminili e maschili”; esistono sostanzialmente due tipi di lesioni: 1) Condilomi acuminati, detti anche “creste di gallo”. Sono sporgenze carnose con una punta rosea, ma possono assumere molteplici ramificazioni. 2) Condilomi piatti: rilievi scarsamente sporgenti, rosei o biancastri. Sono quelli più facilmente associati a forme tumorali. A livello del collo dell’ utero solitamente le lesioni di tipo condilomatoso non sono visibili ad occhio nudo, ma per essere riconosciute richiedono la colposcopia. Alla diagnosi di infezione da HPV si può giungere attraverso diverse metodiche. Diagnosi clinica: le lesioni che si sviluppano a livello della cute perineale e perianale, che vanno sotto il nome di condilomi, sono riconoscibili a occhio nudo in occasione della visita ginecologica. Per una loro più accurata valutazione è di aiuto la vulvoscopia (esami della vulva con l’ ausilio del Colposcopio). Pap-test e Colposcopia: il Pap-test permette di identificare le cellule cervicali che manifestano all’ esame microscopico delle alterazione dovute all’ azione del virus HPV. Inoltre il Pap-test segnala se sono presenti cellule di tipo displasico (Displasie). La Colposcopia permette di valutare sul collo dell’ utero l’ esistenza e la localizzazione delle lesioni segnalate dal Paptest, e quindi consente di individuare con precisione la sede su cui effettuare una biopsia mirata che porterà, con l’ esame istologico, alla diagnosi definitiva. Infine un importante esame diagnostico è il Test HPV; si tratta di un test che permette di rilevare la presenza del virus HPV prima ancora che le cellule del collo dell’utero presentino alcun cambiamento visibile. Questo test consente pertanto di identificare con grande anticipo le donne a rischio di cancro del collo dell’utero. Un test HPV positivo non vuol dire che una donna svilupperà un cancro della cervice uterina, ma fornisce ulteriori informazioni su potenziali rischi e raccomanda quindi di effettuare controlli più accurati. E’ quindi possibile riconoscere in anticipo qualsiasi segno di sviluppo della malattia con conseguente possibilità di fare un trattamento efficace. Per effettuare il test HPV, si preleva un campione di cellule dal collo dell’utero allo stesso modo che per il Pap test. Le ricerche evidenziano che il metodo più efficace per rilevare ad uno stadio iniziale i segni di un cancro del collo dell’utero consiste nell’eseguire un Pap-test insieme ad un test HPV. È stato dimostrato che questo approccio combinato consente di rilevare circa il 97% delle malattie del collo dell’utero di grado elevato.
Risposta: Mi trovai a consigliare dei prodotti a persone con il papilloma quando io ne sapevo poco o nulla ma dato che mi basavo e mi baso tutt’oggi sul tipo di terreno che accoglie la malattia incominciai lo stesso a consigliare con frasi del tipo: ”vediamo cosa capita comportandoci così…”. E notai con meraviglia che gran parte di chi aveva il papilloma risultava essere in biotipologia o BQ+AQ o BQ+A quest’ultima risulta come essere una evoluzione ulteriore della precedente. La risposta al secondo mese fu per tutte le pazienti la stessa e cioè il test risulta negativo anche se ripetuto mesi più in là. La cosa importante per me, è l’aver constatato che chi non rientra in questi biotipi per forza o per cause di forza maggiore non ripresenta più la malattia precedente, il che stà ad indicare il suo sradicamento effettivo e non la sua evoluzione in qualche cosa d’altro come succede con le soppressioni farmacologiche e anche con le medicine complementari se mal usate. Poiché lo ribadisco ancora la vera guarigione rappresenta tutti e tre i lati del triangolo della salute: psiche, metabolismo e struttura. Uno dipende dall’altro ma ricordiamolo uno risulta essere sempre il principale e gli altri secondari al trattamento. Noto dai giornali che hanno inventato un vaccino per il papilloma. In primis chi c’è l’ha ma non viene rilevato nelle miriadi di test ospedalieri non puo’ servirgli. In secundis se il corpo non riconosce il male che ha ed è diventato silente perché obbligarlo a rispondere quando non ha nessuna voglia di farlo? Ci faremo solo più male. Azioniamo prima il sistema per poi farlo trovare pronto all’aggressore. E non viceversa, ossia ”prima vacciniamo tutti per una strada (l’iniezione) che il corpo non riconosce come la più logica e poi si vedrà. E ritorniamo al punto che l’iniezione non cambia lo stato delle cose. Guardate quanti effetti collaterali risultano esserci ogni qualvolta usiamo i vaccini e notatelo pure voi sempre meno i vaccini antiinfluenza riescono ad evitarcela anzi i sintomi estremi non ci sono ma i dolori e le complicanze interne sono in netto aumento.