COMA IRREVERSIBILE

Le definizioni sono molte, simili tra loro ma quasi mai univoche. Secondo gli esempi più comuni, il coma è la prolungata perdita di coscienza con conservazione, più o meno completa, delle funzioni vitali; oppure uno stato di non responsività da cui il paziente non può essere risvegliato. I clinici, invece, lo definiscono come perdita della coscienza, della motilità spontanea e della sensibilità, accompagnate da alterazioni delle funzioni vitali (respirazione, pressione, attività cardiaca). Il paziente in coma appare come addormentato, ma non è possibile svegliarlo (come si potrebbe fare come una persona che dorme), perché non è cosciente e, quindi, non risponde agli stimoli che gli vengono inviati. Questa è una spiegazione generica, tuttavia il coma è uno stato molto complesso che può coinvolgere numerose strutture. Una prima classificazione prevede 4 stadi di “profondità” da superficiale a profondo, a seconda di quali e quante funzioni risultano compromesse al momento della diagnosi.53 Superficiale. Al primo stadio ci si sveglia in pochi giorni. Il primo è quello superficiale dal quale il paziente si risveglia di solito nell’arco di pochi giorni. Nel secondo e nel terzo stadio i tempi del risveglio, quando la situazione non evolve in peggio, sono decisamente più lunghi. L’ultimo livello di coma è invece quello irreversibile. Irreversibile. Il cervello non ha più attività elettrica. Il coma irreversibile, o coma depassé, è lo stadio di coma durante il quale non si registra più alcuna attività elettrica del cervello. Uno dei segnali dell’irreversibilità è che le pupille non reagiscono più alla luce. Un paziente in coma irreversibile non è più padrone di nessuna delle sue funzioni vitali. Stato vegetativo. Non esiste più una coscienza di sé. Lo stato vegetativo persistente è una specie di evoluzione dello stato di coma. Il paziente ha danni gravissimi alla corteccia cerebrale e, di conseguenza, non ha nessuna coscienza di sé, né dell’ambiente che lo circonda. Ma mantiene la funzionalità degli organi, anche dei polmoni. Per questo può respirare da solo. Morte cerebrale. È la condizione «sine qua non» perché si possa procedere all’espianto degli organi. Il paziente è praticamente morto. L’elettroencefalogramma è piatto, non si registra nessuna funzione motoria, sono assenti sia il ciclo del sonno, sia la coscienza di sé, sia la percezione del dolore.

 

Risposta: Chi leggerà questo mio scritto probabilmente riconoscerà questo racconto riassuntivo dei cinque casi da coma con elettroencefalogramma piatto ma che poi sono risultati reattivi ai miei metodi (ricordo che ho trattato cinque casi soli poiché non ho avuto nessun’altra richiesta a riguardo). Una signora della montagna viene operata al setto nasale vengono lesi alcuni nervi e il soggetto cade in coma. Ogni giorno che passa i medici disperano di salvarla e alla fine la madre si rivolse a me solo per avvisarmi dell’accaduto visto che risultava essere una mia paziente. La risposta fu semplice poiché già altre volte le persone in questo stato si erano ridestate dal coma con un complesso da me formulato. La madre mi disse che non si poteva fare più nulla ma io insistetti: “Provi mal che vada rimane così comè”. La madre rispose che anche il marito ormai non aveva più speranza alcuna. Risposi di pensarci. Mi richiamò e disse che avrebbe fatto lei ciò che le avrei detto di fare. Prese questa boccetta con tutte le paure e naturalmente mi disse che nelle sale di rianimazione non si poteva fare nulla. Risposi: ”prima il corpo e poi la bocca”. La signora andò fece quanto detto e poi mi richiamò dopo quattro giorni dicendomi: “Ho avuto paura poiché mettendo le gocce sul corpo di mia figlia, ripetendo questo più volte si muoveva di notte senza spiegazione alcuna”. Poi osò mettere alcune gocce sulle labbra e con meraviglia mi disse che la figlia si svegliò e dicendo: “Voglio mangiare “al che i medici gridarono al miracolo, ma la madre continuò dicendo così “ E’ vero è un miracolo ma noi Dottor Stival sappiamo di quale miracolo si tratti Vero!”: Dopo un mese la rividi con emiparesi destra e continuava a dirmi “mi riconosce dottore mi riconosce?” Si le risposi so quante ne ha passate e sono veramente contento per lei che ce l’ha fatta. Ma ora vediamo per l’emiparesi il terreno rilevato fu BQ+Q. Diedi i consigli relativi e dopo un mese venne con le sue gambe dicendomi ancora mi vede mi vede. Anche l’emiparesi che i medici dicevano sarebbe durata anni, fu risolta. A questo punto continuerò a sostenere che se riusciamo a fare qualche cosa nelle funzioni vitali di un paziente per quanto indebolite, i risultati saranno superlativi. Il secondo caso che vi voglio raccontare è quello che successe a mia madre sei anni fa mentre io stavo seguendo un seminario a Rimini quando alle quattro della mattina mio fratello Paolo mi telefonò e mi disse che la mamma era morta dopo aver ansimato per qualche ora ma che continuava a praticarle il massagio cardiaco mentre mio fratello Manuele stava chiamando il 118. Saltai giù dal letto e partii per casa. Mi dissero che era in coma all’ospedale di Udine, e che si aspettava che lei desse qualche segno di vita oppure... Visti i quattro risultati avuti nel frattempo con altrettanti casi di coma preparai il composto e mi precipitai all’ospedale ma non diedi il preparato sulle labbra ma mi limitai a metterlo sulla cute. Al che passati 20 giorni e vedendo mia madre fredda e che veniva sostenuta solo da tutti i macchinari per il cuore per i polmoni e per i reni decisi di osare di più. Andai un po’ sotto la mascherina della bocca… ma non successe nulla. Passarono alcuni giorni e i medici mi comunicarono che vi erano insorte complicanze respiratorie e che dovettero intervenire con la tracheotomia. A questo punto la bocca si era liberata ed io potevo agire. Ma non osai ancora farlo. Stimolai invece altri punti con la pozione e si verificò un caso strano: mia madre si mosse durante la notte moltissimo tanto da richiedere l’intervento dei medici che le somministrarono dei sedativi. Incredibile… Una persona vuol vivere e loro la sedano… Comunque, il giorno seguente, telefonarono a mio padre dicendo che non ero ben voluto nella Sala di terapia intensiva. Passarono altri due giorni e l’ospedale richiamò dicendo che mia madre aveva avuto un’emiparesi e che potevo ritornare in sala di rianimazione (sia chiaro che non so bene come abbiano capito che avesse un’emiparesi dato che era in coma totale). Così ci andai e questa volta decisi di bagnare le labbra di mia madre con quel liquido. Nel frattempo la portarono nel reparto di cardiologia in una stanza dove risultava per ora solo lei. Dissi a due persone, di cui per privacy non dirò mai il nome per non arrecare loro del danno, di mettersi una sulla porta e una all’inizio del corridoio e di avvisarmi in caso di sorprese. Mi avvicinai alla mamma misi il composto e dopo tre volte lei con un respiro prolungato si destò e pianse con me ed io continuavo a dirle che mi aveva fatto prendere proprio un bello spavento. Non poteva farsi capire perché aveva subito la tracheotomia ma ero ed era contento. In quel momento però tutti i macchinari incominciarono a suonare ed io non capivo a chi chiedere aiuto dato che vedevo nel monitor che la pressione e i battiti sembravano fuori controllo con valori che mi fecero dire: adesso mi muore. Chiesi aiuto ma nessuno vi era in corsia. Non vi racconto altri particolari. Come probabilmente avrete capito, non basta riportare in qua una persona per dire che è fuori pericolo. Alla fine mi rivolsi al medico dicendogli: Ha visto dottore mia madre… ha visto mia madre è viva!!! La risposta fu: ”Stazionaria, stazionaria… Al che mi fece rispondere così: “Mi scusi dottore, se lei vede un morto che resuscita le dice che è stazionario?”. Mio padre per la prima volta si rese conto di quanto erano sciocche le affermazioni del medico e disse disse: “Andiamo, andiamo che è meglio”. Poi quando la dimisero poichè nulla potevano fare dicendo che dipendeva solo da lei mi risposero anche che non sarebbe durata nemmeno un mese... Grazie a Dio dopo 6 anni è ancora qua e per ora nessuno và a visitarla in altri luoghi. Un’altro caso riguarda una signora veneta madre di una persona di mia conoscenza. Circa un anno fa mi telefonò sua figlia dicendomi che sua madre era in coma e che i medici non nutrivano nessuna speranza. Al che visti gli altri responsi la invitai a tentare... ma lei come tutti del resto nelle sue condizioni mi rispose che non c’era nulla da fare e che doveva prepararsi al peggio. Alla fine prese l’ automobile e venne da me portando via il preparato e andò in ospedale… Il giorno seguente mi telefonò piangendo dicendomi che era un miracolo ma la interruppi subito ribadendole il fatto che non bastava per rimanere di qua dalla barricata doveva prendere qualcosa d’altro che avevo già collaudato in altri casi simili. Mi rispose che la madre credeva solo ai medici e che non avrebbe usato nulla di altro. Le chiesi se gli avesse detto come erano andate realmente le cose e come era tornata in qua e se a questo punto fosse convinta. Mi riferì da parte della madre che era decisa a seguire i sanitari di turno. Non passarono sette giorni che lei lentamente ma inesorabilmente ritornò in coma e così finì. Da qui si deduce che non basta che un prodotto funzioni per potersi togliere dalla mente tutto quello che ci hanno inculcato e soprattutto occorre che lo dica lo scienziato di turno… anche se sappiamo bene che per questi casi tutti alzano le mani… e come pure io feci… ma solo dopo il suo rifiuto a perseverare in altra strada...

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